BINARI BIANCOVERDI: la 2^ puntata – Dario Bernacchia

Seconda puntata della rubrica dal titolo “Binari Biancoverdi”, che racconta, attraverso aneddoti, ricordi e sentimenti, le storie di personaggi, passati e presenti, che hanno contribuito o stanno contribuendo in maniera significativa alla storia calcistica di Osimo Stazione.

La rubrica è a cura del Dott. Fiorenzo Santini, giornalista, saggista e profondo conoscitore del calcio marchigiano e non solo, laureato in Sociologia alla facoltà di Urbino con una tesi dal titolo “Emigrazione Marchigiana in Argentina (tra i suoi innumerevoli lavori spiccano le ricerche che hanno dimostrato le origini marchigiane del campione del Mondo Lionel Messi, o corrette quelle del campione di Basket Manu Ginobili (maceratesi e non fermane), i lavori di ricerca e approfondimento su Renato Cesarini, cui è dedicato lo stadio del River Plate a Buenos Aires).

BINARI BIANCOVERDI – 2^ puntata

Giorgio Campanari: “Mio nonno Dario Bernacchia: Un Uomo Che Ha Dedicato il Cuore alla Famiglia Biancoverde”

Parlare di Dario Bernacchia, padre fondatore dell’Osimo Stazione ed al quale nel 2009 è stato intitolato il campo sportivo, è un po’ come sentire il profumo del calcio di paese e di strada degli anni cinquanta-sessanta. Le partite infinite nella piazzetta antistante la chiesa, qualche parolaccia e qualche cagnara, i richiami dalla finestre delle mamme, le scarse merende di pane, vino e zucchero o di pane olio e sale. Dario Bernacchia , giovane ferroviere di sani principi, intuì che era ormai ora di togliere dalla strada questi ragazzi e capì che doveva dare loro un luogo sicuro di socialità ed aggregazione. Così assieme al capostazione anconetano Attilio Bellelli, al parroco don Nazzareno Colletta (questi anche benevolmente stanco di qualche ”bestemmia” di troppo) decisero di creare un campo sportivo. Grazie ai buoni uffici di Carlo Appignanesi, assessore comunale che rappresentava la frazione, decisero di affittare proprio il terreno nella zona dove si trovano i campi di oggi. Dario e tanti suoi amici attrezzarono con fatica il campo in primavera e nell’autunno del 1960 decisero di iscrivere la prima squadra della Stazio’ al campionato CSI (quello dei “preti” per capirci). La prima amichevole fu disputata a Civitanova contro una squadra di lì e d il primo goal della storia bianco verde fu segnato dall’attaccante Balducci. Successivamente vennero i primi campionati ufficiali nella FIGC a livello giovanile. In questi anni pioneristici la figura di riferimento fu per tutti quella di Dario Bernacchia: dirigente, custode, vice allenatore e preparatore atletico, accompagnatore, guardalinee, insomma un vero factotum. Soprattutto quasi un padre per tutti i ragazzi che sono passati nella società e creatore di un autentico tessuto sociale. Indimenticabile la sua motocicletta con cui portava alla moglie le maglie da lavare a casa; fingeva tra l’altro di ricevere un compenso di 500 lire mentre in effetti era lui a dargliele di tasca propria. Sempre in moto spesso andava a a prendere e riportare a casa i ragazzi; tantissimi i giorni passati nel vecchio spogliatoio di legno a seguire le varie squadre ed a riprendere magari qualche comportamento indisciplinato dei ragazzi. Poi la sua grande cura del campo; per chiudere le buche che si formavano , spesso andava al Musone a raccogliere la sabbia per chiuderle. Nei suoi anni ha avuto poi la soddisfazione di allevare due bravissimi giocatori che hanno fatto un’ottima carriera. il grande portiere “Ciuga” Brunetti che giocò con Ancona, Astimacobi (la squadra del presidente Cavallo che formava e lanciava giovani da tutta Italia e tra questi Giancarlo Antognoni), Mantova e Alessandria; poi suo figlio Marco Bernacchia, Questi per anni è stato una colonna del Castelfidardo e fece anche un provino a Milanello col Milan. Insomma per Dario una vita dedicata alla Stazio’ e alle tante generazioni di ragazzi che ha cresciuto, soprattutto mettendo i primi “mattoni” di quella che è la splendida realtà del calcio bianco verde di oggi.

Abbiamo sentito un suo caro amico nonchè storico locale Manlio Mazzantini, che, emozionato, ci ha detto tra l’altro: “Sono stato con lui dal 1966 ,da quando tornai da Termoli dove ero per il mio lavoro di ferroviere. Se oggi abbiamo questa società e fatto tanta strada è proprio grazie alle sue intuizioni, al suo impegno ed al suo amore per i nostri ragazzi”

Giorgio Campanari, suo nipote, ci ha invece raccontato il “suo” nonno Dario: “Purtroppo ci ha lasciato giovanissimo a soli 49 anni ed io sono nato due anni dopo la sua morte. L’ho però ”vissuto” tramite i racconti di mia nonna e di mia mamma. Era una persona buona e generosa, che amava i figli e la famiglia, il ciclismo (era tifosissimo di Coppi) e soprattutto la sua creatura calcistica. Intitolare a lui l’impianto sportivo di Osimo Stazione credo sia stato il giusto riconoscimento per un uomo che, con grande passione e dedizione, ha promulgato i valori dello sport e dei sani principi nella nostra frazione”.

Fiorenzo Santini

(Intervista a Giorgio Campanari)